Autoritratto
Teatro Ermanno Fabbri
A proposito di questo spettacolo
Un memoriale, un’orazione civile, un autoritratto intimo e collettivo. Tra cronaca e biografia, Enia riavvolge il nastro sulle vicende di Cosa Nostra, ritraendo una Sicilia dove la mafia è violenza e diffusa mentalità.
Davide Enia costruisce con corpo, canto, dialetto, pupo, recitazione e cunto un Autoritratto che è tragedia, memoriale e orazione civile. Il punto di partenza è il 19 luglio 1992, la strage di via D’Amelio in cui persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta. In scena, memoria personale e collettiva si intrecciano: dal primo morto ammazzato visto a otto anni, all’amicizia con la famiglia Borsellino, fino all’incontro con don Pino Puglisi. Centrale è il caso di Giuseppe Di Matteo, rapito, tenuto in ostaggio per 778 giorni, ucciso e sciolto nell’acido: «Una storia disumana che si configura come l’apparizione del male, il sacro nella sua declinazione di tenebra». Per Enia affrontare Cosa Nostra significa compiere un processo di autoanalisi, dare voce a cicatrici che non sono solo individuali ma condivise: «Non volere capire in assoluto la mafia in sé, quanto cercare di comprendere la mafia in me».
Repliche
Dati artistici
scene e luci Paolo Casati
suono Francesco Vitaliti
si ringrazia Antonio Marras per gli abiti di scena
coproduzione CSS Teatro Stabile di Innovazione del FVG, Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Accademia Perduta Romagna Teatri, Spoleto Festival dei Due Mondi
con il patrocinio della Fondazione Falcone
foto di Masiar Pasquali